Pubblicato su politicadomani Num 86 - Dicembre 2008

Editto di Tessalonica

 

Imperatori Graziano, Valentiniano e Teodosio Augusti
Editto al popolo della città di Costantinopoli
«Vogliamo che tutte le nazioni che sono sotto nostro dominio, grazie alla nostra carità, rimangano fedeli a questa religione, che è stata trasmessa da Dio a Pietro apostolo, e che egli ha trasmesso personalmente ai Romani, e che ovviamente (questa religione) è mantenuta dal Papa Damaso e da Pietro, vescovo di Alessandria, persona con la santità apostolica; cioè dobbiamo credere conformemente con l'insegnamento apostolico e del Vangelo nell’unità della natura divina di Padre, Figlio e Spirito Santo, che sono uguali nella maestà e nella Santa Trinità. Ordiniamo che il nome di Cristiani Cattolici avranno coloro i quali non violino le affermazioni di questa legge. Gli altri li consideriamo come persone senza intelletto e ordiniamo di condannarli alla pena dell’infamia come eretici, e alle loro riunioni non attribuiremo il nome di chiesa; costoro devono essere condannati dalla vendetta divina prima, e poi dalle nostre pene, alle quali siamo stati autorizzati dal Giudice Celeste».
Dato in Tessalonica nel terzo giorno dalle calende di marzo, nel consolato quinto di Graziano Augusto e primo di Teodosio Augusto
(Codice Teodosiano, XVI.1.2)

L'editto di Tessalonica, conosciuto anche come Cunctos populos, venne emesso il il 27 febbraio 380 dagli imperatori Teodosio I, Graziano e Valentiniano II, che all'epoca aveva solo nove anni. Pur proclamando il cristianesimo religione di stato dell'impero romano, l’editto non stabiliva alcuna direttiva specifica a proposito. Bisognerà attendere i cosiddetti decreti teodosiani, promulgati dallo stesso Teodosio I, tra il 391-392, che normarono l'attualizzazione pratica dell'Editto di Tessalonica.

 

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